LEKORU

Independent Curatorial Project

Iguana delicatissima (Laurenti, 1768)

IGUANA DELICATISSIMA

Iguana delicatissima – ©Charles Knapp

NOME

Iguana delle Piccole Antille

DESCRIZIONE

L’appellativo di Iguana delle Piccole Antille, Iguana delicatissima, deriva dal latino delicatus («delizioso») e dal superlativo –issimus («molto»), e si riferisce probabilmente al sapore delle sue carni, ritenuto migliore di quelle della sua stretta parente, l’iguana comune.

I maschi possono raggiungere una lunghezza (coda esclusa) di 43 cm e un peso di 3,5 kg, mentre le femmine raggiungono (sempre coda esclusa) i 39 cm e un peso di 2,6 kg. Il maschio presenta una serie di squame sollevate a forma di spine, che corre lungo l’intera lunghezza del dorso e altre squame sollevate, dello stesso tipo, sulla giogaia. I maschi dominanti hanno una colorazione che varia dal verde al grigio scuro; durante il periodo della riproduzione le guance assumono una tonalità rosata e le squame ai lati della testa diventano azzurro chiaro. Le femmine sono più colorate: hanno il corpo verde brillante, la testa chiara e la coda marrone. I piccoli, appena usciti dall’uovo, e i giovani hanno anch’essi una colorazione verde brillante, ma presentano delle strisce bianche che vanno dalla mascella alle spalle e tre bande verticali bianche sui lati del corpo. Presentano inoltre dei riflessi cangianti marroni, che diventano più scuri quando l’esemplare si innervosisce. Con l’età, le strisce bianche e la capacità di cambiare colore si perde, la coda diventa marrone, iniziando dall’estremità e proseguendo fino alla base.

HABITAT/ALIMENTAZIONE

Predilige aree di macchia xerica, i boschi di macchia secca, quelli costieri, le foreste fluviali e le mangrovie, così come le aree a bassa e media altitudine presenti nelle foreste pluviali. Le condizioni attuali di questi habitat variano da isola a isola. Le iguane sono in grado di sopravvivere in habitat estremamente aridi (meno di 1.000 mm di pioggia annuale) in assenza di predatori o specie concorrenti non endemiche.

Tra i maschi vige una gerarchia di dominanza e gli esemplari più dominanti sono facilmente riconoscibili per la loro colorazione grigio scura. Tale status permette loro di avere più facile accesso alle femmine, che vengono raggiunte attraverso uno schema ritualizzato, che comporta una camminata laterale seguita da una serie di spinte, testa contro testa, tenendo le code inarcate. I combattimenti tra maschi sono rari, ma possono essere feroci. Ogni maschio dominante difende attivamente un piccolo territorio comprendente da una a sette femmine. Intimidisce gli altri maschi che cercano di interferire scuotendo la testa in su e in giù. La riproduzione è sincronizzata con la crescita della nuova vegetazione, che compare al termine della stagione delle piogge, in modo che le uova si schiudano quando vi è una maggior quantità di cibo. Le femmine possono migrare verso siti più favorevoli alla costruzione del nido, in luoghi caldi e sabbiosi, distanti anche 900 m dalla loro area abitativa, e depongono dalle 8 alle 18 uova in un tunnel di un metro di lunghezza, scavato da loro stesse, terminante in una camera grande abbastanza da permettere alla femmina di girarsi su se stessa. Le uova vengono incubate dal calore del sole per tre mesi, trascorsi i quali i piccoli emergono in superficie e si disperdono nella vegetazione circostante. Le giovani iguane vivono prevalentemente a terra, in aree molto esposte al sole, per scaldarsi, dove la fitta vegetazione offre loro protezione e cibo. Con l’età, l’iguana delle Piccole Antille trascorre sempre più tempo sulle cime degli alberi. La maturità sessuale viene raggiunta verso i tre anni, ma i maschi non possono riprodursi fino a quando non ottengono il dominio su un territorio. L’iguana delle Piccole Antille può vivere fino a 15 anni. Va in cerca di cibo specialmente al mattino e consuma foglie, fiori e frutti, nonché piante tossiche per altre specie. Durante la stagione delle piogge, quando la vegetazione è più abbondante, consuma quantità maggiori di frutta, ma all’occorrenza può mangiare anche carne. Le uova dell’iguana delle Piccole Antille vengono mangiate da serpenti, uccelli, opossum e lucertole, ma gli adulti non hanno predatori, fatta eccezione per l’uomo. L’attività di dispersione dei semi svolta dalle iguane è significativa per molte specie di piante forestali costiere, in particolare, quelle con frutti grandi, che solitamente non riescono ad essere disperse da piccoli uccelli o dai pipistrelli.

MOTIVO PERICOLO

Un tempo diffusa in tutta la catena caraibica delle Piccole Antille, questa specie è attualmente confinata alle sue isole più settentrionali, tra cui Anguilla, Saint Martin, Sint Eustatius, Saint-Barthélemy, Antigua, Guadalupa, Dominica e Martinica. Anche sulle isole popolate dalle iguane verdi comuni, l’area occupata dalle restanti sottopopolazioni si è ridotta del 70% nelle ultime tre generazioni. La Dominica rappresenta la più grande area rimasta popolata solamente da iguane native pure. L’habitat di nidificazione per la maggior parte degli esemplari di quest’isola è la costa. Si ritiene che la Dominica conti la più grande popolazione (10.000-15.000 adulti) per via dell’estensione dell’habitat costiero disponibile e della distribuzione nota per gli studi sul campo, mentre Les Îles de la Petite Terre contano la più alta densità di popolazione. Invece nelle Piccole Antille, la specie è ora scomparsa da (nord a sud): Saint-Martin / Sint Maarten (entrambi i lati), Îlet Chevreau (Saint-Barthélemy), St Kitts, Nevis, Antigua, Barbuda, Grande-Terre , Les Îles des Saintes e Marie-Galante.

La competizione e l’ibridazione con le iguane verdi comuni sembra essere il fattore principale nella scomparsa di questa specie dalle isole in tutto l’arcipelago della Guadalupa (Breuil et al. 1994a). L’ibridazione tra le specie di iguana è stata confermata grazie ad analisi molecolari e morfometriche. Attualmente, solo Dominica, Les Îles de la Petite Terre, Prickly Pear East, Îlet Fourchue, Îlet Frégate, Îlet Chancel e probabilmente La Désirade non vedono la presenza di iguane verdi comuni. La Désirade potrebbe essere stata recentemente invasa da queste ultime, ma non ci sono, ad oggi, studi che lo confermino. Le iguane verdi comuni sono molto più attive in termini riproduttivi rispetto alle iguane native delle Antille minori, con un numero di uova deposte di 2-3 volte maggiore rispetto al numero di quelle deposte dalle iguane native. Pertanto l’ibridazione aumenta in modo molto rapido.

Inoltre nel 2017, due grandi uragani (Irma e Maria) hanno colpito le Piccole Antille, tra cui diverse isole popolate dalle iguane delle Piccole Antille. L’impatto degli uragani su questa specie è tuttora in valutazione, tuttavia, gli sforzi per le ricostruzioni post-uragano stanno ora minacciando questa specie, a causa della frequenza e l’entità dei trasporti che si sono attivati tra le isole per fornire cibo e forniture necessarie alla popolazione. Il terreno scosceso e lussureggiante della Dominica consentirebbe alle iguane verdi comuni di popolare rapidamente l’isola, minacciando la popolazione delle iguane native. Inoltre, poiché le scorte di cibo sono state ridotte o distrutte dopo gli uragani, le popolazioni locali spesso ricorrono al bracconaggio dell’iguana, che è aumentata sulla Dominica, perché alla ricerca di fonti di cibo alternative (J. Brisbane pers. Comm. 2017). 

L’habitat costiero è venuto altresì a scomparire o a frammentarsi per l’introduzione di aree agricole nelle zone costiere nonché per la costruzione di reti stradali, che non solo cancellano intere aree verdi, ma che rappresentano un continuo pericolo per questi esemplari per via dell’elevata percorrenza.

La specie, inoltre, è minacciata da una serie di predatori alieni invasivi (ad esempio, gatti selvatici e animali domestici). A St. Barthélemy, i predatori in cattività sono pochi, ma le iguane adulte vengono uccise da cani da guardia, mentre i cuccioli vengono predati dalla piccola mangusta indiana (Urva javanica [Herpestes auropunctatus]) ed infatti, sulle isole popolate dalla mangusta, la specie si è estinta o è altamente minacciata. Infine, anche il procione (Procyon lotor) potrebbe rappresentare un problema sull’isola de La Désirade, della Martinica e in altre aree della Guadalupa.

Inoltre, la presenza delle capre sui tre isolotti di Saint-Barthélemy (Fourchue, Chevreau, Frégate) sta portando ad un cambiamento radicale nella vegetazione, fonte di alimentazione per le iguane native.

Ulteriori minacce antropogeniche alla popolazione di iguana su Sant’Eustazio includono l’annegamento o la morte per inedia quando si verificano le cadute di questi esemplari nelle vecchie cisterne abbandonate o quando restano intrappolate nelle recinzioni (Debrot e Boman 2014, van den Burg et al. In stampa). Nonostante queste minacce, è stato scoperto che le iguane che abitano i villaggi della Dominica condividono densità, demografia, condizioni corporee e tassi di crescita simili agli esemplari presenti nelle aree con meno disturbo (Knapp e Perez-Heydrich 2012). Questi dati suggeriscono che, qualora venissero mitigati fattori come il danneggiamento dei siti di nidificazione e la predazione da parte di mammiferi alieni invasivi, le aree occupate dall’uomo potrebbero essere gestite come corridoi o zone cuscinetto per l’Iguana delicatissima in un paesaggio che sta diventando sempre più frammentato.

IUCN: CR – critically endangered – POPULATION TREND: Decreasing