LEKORU

Independent Curatorial Project

Gyps rueppelli (Brehm, 1852)

GYPS RUEPPELLI

Gyps rueppellii – © Hans Hillewaert

NOME

Gyps rueppelli, “avvoltoio di Rueppelli”

DESCRIZIONE

Gli adulti di questa specie misurano oltre un metro di lunghezza, con un’apertura alare di 2,6 m ed un peso compreso fra i 7 e i 9 kg. Non si ha dimorfismo sessuale: ambo i sessi sono bruno-nerastri, con il ventre bianco ed una peluria biancastra a coprire la testa ed il lungo collo, alla base del quale è presente un collare di piume, anch’esso bianco. Gli occhi sono color giallo-ambra, le zampe brune.

Questi animali sono molto sociali e tendono a muoversi e nidificare in grossi gruppi. Normalmente sono animali silenziosi, ma nei pressi del proprio nido o di una carcassa emettono una serie di strida e versi gutturali.

Preferiscono le aree montagnose e secche, in particolare le zone sul limitare dei deserti. Tendono a nidificare su dirupi inaccessibili, ed in mancanza di questi, su alberi di acacia. Iniziano a muoversi all’incirca due ore dopo il sorgere del sole, cioè quando possono essere trasportati senza fatica dalle correnti ascensionali: iniziano quindi a girovagare per le pianure alla ricerca di carcasse da spolpare, aiutati dalla vista sviluppatissima.

Questi avvoltoi hanno le caratteristiche comuni del genere Gyps, che sono frutto dell’evoluzione per una dieta particolare come la loro: il becco robusto ed affilato, le ali larghe, la corta coda e la testa ed il collo allungato ricoperti da una rada peluria. Una volta finita la carne della carcassa, possono divorarne anche le ossa; la loro lingua è molto ruvida, come quella dei felini, per aiutarli a raschiare la carne dalle ossa.

Possono volare ad una velocità media di 35 km/h, e percorrono una media di 150 km al giorno alla ricerca di cibo. Possono raggiungere altezze enormi, sospinti dalle correnti ascensionali.

HABITAT/ALIMENTAZIONE

Frequenta aree boschive aperte popolate da alberi di acacia, praterie e regioni montane, ed è gregario: gli stormi si radunano intorno alle carcasse e le nidiate vengono allevate principalmente in colonie, su pareti rocciose e scarpate.

Vive in Africa centrale, con un areale che si estende dalla Guinea sino all’Etiopia, alla Tanzania e al Mozambico.

Precedentemente abbondante, la specie ha subito rapidamente cali estremi in gran parte dei suoi areali, in particolare nell’Africa occidentale: i dati comparativi hanno mostrato che alcune colonie in Mali e nel Sud Sudan sono diminuite del 96% e del 100% rispettivamente, e potrebbe non trovarsi più in Nigeria (nessun avvistamento nel 2011, P. Hall nel ltt. 2011).

Indagini in Burkina Faso, Mali e Niger indicano un calo dell’abbondanza della specie da 61,3 uccelli / 100 km a 2,5 uccelli / 100 km. È diminuito anche in Camerun (calo dell’87% 1973-2000), Uganda, Kenya, Somalia, in Malawi e in Tanzania, ma potrebbe essere stabile in Etiopia. 

MOTIVO PERICOLO

La specie affronta minacce simili ad altri avvoltoi africani. È di fatti suscettibile alla conversione dell’habitat in sistemi agro-pastorali, alla perdita di ungulati selvatici che porta a una ridotta disponibilità di carogne, alla caccia, al commercio e infine alle persecuzioni e all’avvelenamento (Ogada et al. 2016).

Nell’Africa orientale, il problema principale è l’avvelenamento (in particolare del carbofurano, pesticida altamente tossico), che si verifica principalmente al di fuori delle aree protette; le grandi dimensioni di questo esemplare e del Gyps africanus, infatti, li mettono entrambi significativamente a rischio, in quanto, inevitabilmente, tendono a trascorrere molto tempo fuori dalle aree protette. Inoltre, le popolazioni selvatiche ungulate, di cui si ciba principalmente questa specie, sono diminuite drasticamente in tutta l’Africa orientale, anche nelle aree protette.

Nel 2007 il diclofenac, un farmaco antinfiammatorio non steroideo utilizzato spesso per il bestiame e che è fatale per i Gyps, viene assimilato attraverso le carcasse del bestiame di cui si nutrono, ed è stato trovato in vendita presso uno studio veterinario in Tanzania (BirdLife International 2007). È stato riferito anche che, proprio in Tanzania, un produttore brasiliano ha commercializzato in modo aggressivo il farmaco per scopi veterinari, esportandolo in altri 15 paesi africani (BirdLife International 2007).

Gli individui presenti nell’Africa occidentale sono stati pesantemente sfruttati per il commercio. È uno degli avvoltoi che viene commerciato più comunemente nei mercati dell’Africa occidentale e centrale (1.128-1.692 individui su un periodo di sei anni nell’Africa occidentale), rappresentando probabilmente una percentuale molto significativa della popolazione di tutta la regione, per via del loro impiego nella medicina tradizionale (W. Goodwin in litt. 2016).

I Dogon, una popolazione africana del Mali centrale, scalano le scogliere di Hombori per prendere uova e pulcini di questi esemplari (Rondeau e Thiollay 2004), mentre il declino e la possibile estirpazione di questa specie in Nigeria sembrano essere interamente attribuibili al commercio di parti di avvoltoio per pratiche juju tradizionali (P. Hall in litt. 2011).

Infine il disturbo, soprattutto da parte degli scalatori, è un problema particolare per questa specie. In Mali, i massicci di Hombori e Dyounde sono costellati da almeno 47 vie di arrampicata, sulle quali si svolgono spedizioni ogni anno, principalmente durante la stagione riproduttiva della specie. Tuttavia, l’impatto di queste attività non è ancora noto (Rondeau e Thiollay 2004).

IUCN: CR – critically endangered – POPULATION TREND: Decreasing